Il giardino
d’umanità..
Ha inizio un
breve sentiero, in fondo al quale le porte di un cancello colorato.
All’entrata
di un giardino, il piccolo Semir si avvicina, appoggiandosi con le mani apre le
porte.
I colori
danno a Semir la sensazione di un luogo incantato.
Dodici anni
vissuti serenamente in Siria, in Italia solo da due, Semir ha una famiglia con
discrete possibilità, rispetto ad altri immigrati.
La prima
istruzione in Siria, adesso frequenta le medie, la scuola italiana non è un
problema, impara in fretta, ma spesso ha la mente che vaga, è piena di storie.
La nonna di Semir
era solita raccontare le storie di tutti i membri del villaggio dove vivevano,
insieme alla tradizione orale, ricca di racconti di viaggi.
Il suo paese
era luogo di passaggio.
La nonna gli
diceva sempre che Allah accompagna e si può ritrovare ovunque sulla via.
Semir è
curioso, pieno di fantasia, le porte del cancello colorato erano troppo belle e
misteriose per non cercare d’aprirle. Attraverso
il cancello si ritrova nel giardino, in centro uno stagno, fiori colorati
intorno.
Il luogo è
grande, portandosi oltre lo stagno Semir incomincia a vedere che nel verde si
trovano delle rocce scolpite. Alcune intorno hanno cespugli, altre un gruppo
d’alberi, altre fiori.
Tutto gli
sembra un incanto, il silenzio è riempito dal cinguettio degli uccelli, Semir
ricorda un racconto della nonna che parlava di un giardino in cui si potevano
scoprire le facce di Allah.
Il ragazzo
osserva lo stagno d’acqua limpida, da esso partono due stradine che s’inoltrano
nel verde di boschi, uno di betulle, l’altro di tigli.
Nella parte
destra inizia il viale delle rocce scolpite.
Semir le
segue, esse sembrano uomini alcuni seduti, altri in piedi, con ognuno
espressioni del volto differenti. Il ragazzo camminando lentamente le osserva,
ritrovando in esse un’umanità che da quando aveva subito il trauma
dell’immigrazione, non riusciva più a scoprire.
Semir si
siede al termine del viale, in una distesa di margherite.
Pensa ad
Allah e a quello e a quello che le diceva la nonna.
Comprende
che l’umano è espressione di Dio, così non può non essere sempre accanto a noi
nel viaggio della vita, insegnando come essere uomini.
Il giardino
è un sogno del mondo di Semir, mentre i due sentieri si fermano ciascuno
davanti a due alberi più che centenari, che trasmettono serenità e robustezza,
radicati in quel luogo da sempre.
Semir li
osserva e sente i ricordi affiorare, le corse nelle strade polverose del suo
paese e la nonna che lo attende in casa, a ogni tramonto il momento del racconto.
Semir nel
cortile del suo palazzo, si rende conto che il giardino è lontano, ma ormai
presente in lui.
Un sogno che
lo ha raggiunto dal suo paese.
Lucia Romano
01/07/2013
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