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lunedì 1 luglio 2013

Il giardino d'umanità..



Il giardino d’umanità..

Ha inizio un breve sentiero, in fondo al quale le porte di un cancello colorato.
All’entrata di un giardino, il piccolo Semir si avvicina, appoggiandosi con le mani apre le porte.

I colori danno a Semir la sensazione di un luogo incantato.
Dodici anni vissuti serenamente in Siria, in Italia solo da due, Semir ha una famiglia con discrete possibilità, rispetto ad altri immigrati.
La prima istruzione in Siria, adesso frequenta le medie, la scuola italiana non è un problema, impara in fretta, ma spesso ha la mente che vaga, è piena di storie.
La nonna di Semir era solita raccontare le storie di tutti i membri del villaggio dove vivevano, insieme alla tradizione orale, ricca di racconti di viaggi.
Il suo paese era luogo di passaggio.
La nonna gli diceva sempre che Allah accompagna e si può ritrovare ovunque sulla via.

Semir è curioso, pieno di fantasia, le porte del cancello colorato erano troppo belle e misteriose per non cercare d’aprirle. Attraverso il cancello si ritrova nel giardino, in centro uno stagno, fiori colorati intorno.
Il luogo è grande, portandosi oltre lo stagno Semir incomincia a vedere che nel verde si trovano delle rocce scolpite. Alcune intorno hanno cespugli, altre un gruppo d’alberi, altre fiori.
Tutto gli sembra un incanto, il silenzio è riempito dal cinguettio degli uccelli, Semir ricorda un racconto della nonna che parlava di un giardino in cui si potevano scoprire le facce di Allah.

Il ragazzo osserva lo stagno d’acqua limpida, da esso partono due stradine che s’inoltrano nel verde di boschi, uno di betulle, l’altro di tigli.
Nella parte destra inizia il viale delle rocce scolpite.
Semir le segue, esse sembrano uomini alcuni seduti, altri in piedi, con ognuno espressioni del volto differenti. Il ragazzo camminando lentamente le osserva, ritrovando in esse un’umanità che da quando aveva subito il trauma dell’immigrazione, non riusciva più a scoprire.

Semir si siede al termine del viale, in una distesa di margherite.
Pensa ad Allah e a quello e a quello che le diceva la nonna.

Comprende che l’umano è espressione di Dio, così non può non essere sempre accanto a noi nel viaggio della vita, insegnando come essere uomini.
Il giardino è un sogno del mondo di Semir, mentre i due sentieri si fermano ciascuno davanti a due alberi più che centenari, che trasmettono serenità e robustezza, radicati in quel luogo da sempre.
Semir li osserva e sente i ricordi affiorare, le corse nelle strade polverose del suo paese e la nonna che lo attende in casa, a ogni tramonto il momento del racconto.

Semir nel cortile del suo palazzo, si rende conto che il giardino è lontano, ma ormai presente in lui.
Un sogno che lo ha raggiunto dal suo paese.

Lucia Romano 01/07/2013
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